Halloween, Samhain o Capodanno Celtico?
Si pensa che Halloween sia una festa americana ma, in verità, ha antichissime origini europee.
Nella tradizione celtica delle Isole Britanniche con la fine di ottobre iniziava la metà scura dell’anno e si celebrava Samhain o Samonios, il Capodanno Celtico.
Spartiacque tra un anno agricolo e l’altro, Samhain rappresentava un importante momento di passaggio in cui bisognava prepararsi per l’inverno ammassando le provviste che avrebbero assicurato la sopravvivenza della comunità durante la stagione fredda.
I banchetti e le bevute facevano parte dei festeggiamenti di Samhain per celebrare degnamente il nuovo anno. In questo modo il popolo ringraziava gli dei per il buon raccolto e cercava di esorcizzare le difficoltà dell’inverno in arrivo.
Le sacre mele
Tutti i frutti della terra dovevano essere raccolti entro il 31 ottobre.
Prima di Samhain si svolgeva l’ultima raccolta delle mele che era un frutto sacro in molte tradizioni.
La mela era il simbolo dell’amore (in quanto sacra alla dea Afrodite) e di conoscenza: se si taglia la mela a metà in senso orizzontale si può vedere una stella a cinque punte.
Come simbolo di immortalità era il frutto magico dell’altro mondo offerto dagli esseri fatati agli umani.
Il melo è l’albero sacro di Avalon, il cui nome significa l’Isola delle Mele.
Anche il sidro, vino di mele, era la bevanda sacra degli dei da consumare ad Halloween o al solstizio d’inverno.
L’anno comincia nella costellazione dello scorpione.
Lo scorpione, segno di acqua, rappresenta la morte simbolica prima della rinascita, come il seme che scompare sotto terra per risbocciare a primavera. E’ un periodo di introspezione, simbolicamente la natura ci suggerisce di fermarci e scendere nel nostro inconscio, rappresentato dalle acque primordiali dello scorpione, alla ricerca di quella vita interiore che vincerà ogni tenebra.
E’ il momento di chiudere con l’anno appena trascorso, facendo un bilancio di ciò che abbiamo ricevuto o compiuto e aprire un nuovo capitolo della nostra vita con la speranza di diventare sempre più saggi.
Halloween è la notte più magica dell’anno, durante la quale cielo e terra si incontrano.
A Samhain si aprono le porte del Sidh (l’aldilà celtico) che mettono in comunicazione questo e l’altro mondo: in questo periodo spiriti, esseri fatati e defunti sono più vicini e gli uomini possono mettersi in contatto con gli antenati.
Nella morte si celebrava la vita perché ogni fine ha un nuovo inizio e la morte in questo mondo è una nascita nell’altro mondo. L’esistenza per gli antichi era una ruota in cui la morte era un fenomeno naturale che precedeva sempre la rinascita.
Il fuoco del focolare veniva spento e la gente si recava sulle colline dove i druidi accendevano il fuoco sacro che dava inizio alle celebrazioni del nuovo anno e poi ogni famiglia portava a casa una torcia del falò per riaccendere il focolare domestico.
Con l’avvento del Cristianesimo Samhain è stato sostituito dalla festa di Ognissanti, 1° novembre, e dalla Commemorazione dei Defunti, il 2 novembre.
Nei paesi anglosassoni, il 31 ottobre ha preso il nome di All Hallows’ Eve (Vigilia di Ognissanti), più popolarmente conosciuta come “notte di Halloween”.
Dolcetto o scherzetto?
Gli immigrati irlandesi, scozzesi e gallesi sono arrivati in Nord America portando le loro tradizioni ancestrali che, col tempo, hanno perso la loro connotazione spirituale.
Negli ultimi anni Halloween è diventata una festa commerciale e, come tale, è stata importata anche in Italia. Il fatto di travestirsi è legato proprio al periodo di Sahmain che crea un ponte tra visibile e invisibile, tra vita terrena e ultraterrena, tra questo e l’altro mondo.
Ad Halloween nei paesi di lingua e cultura anglosassone (e oggi anche da noi) grandi e piccini si travestono da fate, gnomi, folletti, maghi, spettri, demoni, ecc. e i bambini vanno di casa in casa bussando alle porte con la tipica frase: “Dolcetto o scherzetto?” (“trick or treat”) per farsi elargire dolciumi o monete. Questa usanza deriva dalla tradizione di offrire cibo ai defunti per sollecitare la loro benevolenza.
Da un lato c’era il timore che gli spiriti dei trapassati punissero il comportamento irrispettoso dei viventi, d’altra parte lo spirito degli antenati veniva invocato per l’abbondanza dei raccolti.